Mese: settembre 2015

Tracce di Ozu

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Più che semplicemente una questione di messa in quadro e di rapporti fra genitori e figli, nell’ultimo film di Moretti, il suo capolavoro, si respira a pieni polmoni aria di Ozu. C’è l’ineluttabilità, la fuggevolezza, il minimalismo delle sfumature e dei gesti. C’è la distrazione e la difficile cognizione di un senso che sfugge. La perdita definitiva, e la vita che comincia domani.

PER AMOR VOSTRO di G. Gaudino. Di ricatti e di riscatti

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per-amor-vostroPer CineforumWeb, ho scritto una cosa su di un film che ho amato molto: “Per amor vostro” di Giuseppe M. Gaudino, presentato in concorso al 72° festival di Venezia, e valso a Valeria Golino il premio per la miglior interpretazione femminile.

Un film materico, dallo stile sbrigliato e ardimentoso. Buona lettura, e buona visione.

“Nata per volare come un angelo, costretta a subire sin da bambina per colpa del fratello, Anna è una donna attorno alla quale la realtà si è ristretta e scolorita. Anna capasciacqua …continua a leggere su CineforumWeb.

Recuperi #7. TOKYO-GA, Wim Wenders (1985).

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tokyo-gaAggiunto nel data base degli “altri capolavori”, il film “Tokyo-Ga” (1985) di Wim Wenders, corredato da una scheda critica con riferimenti a Herzog, Pasolini, oltre che, naturalmente, a Yasujiro Ozu:

“Come dev’essere un documentario per essere davvero grande cinema (questo è uno dei più belli della storia del cinema): non tradire l’approccio personale e, partendo dall’intento di indagare la realtà, esser disposto a perdersi in essa.
Wenders è grandissimo quando quello che trova non corrisponde a quello che cerca, e – per quanto vagamente deluso, come in questo caso – sa meravigliarsi di quello che trova: non lo sminuisce, se ne lascia conquistare.
In questo è diverso il suo approccio, rispetto a quello di …continua a leggere.

La distanza fra Tsukamoto e Cronenberg, alla luce di Jung (“Tokyo Fist”, 1995).

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La mia “pietra miliare” per OndaCinema, dedicata a “Tokyo Fist” di Shinya Tsukamoto, in cui provo a segnalare fra l’altro le distanze fra la poetica di Tsukamoto e quella del suo doppio canadese, David Cronenberg. E per farlo, chiamo in causa C.G. Jung.

TOKYO FIST di Shinya Tsukamoto.

Di seguito, un passaggio chiave:

“Cronenberg è da sempre pervicacemente nichilista: nei suoi film, i protagonisti tendono all’autodistruzione; il confronto con l’altro da sé (o con il proprio doppio, interiore o esteriore che sia) conduce all’annichilimento. Ciò con poche eccezioni, fra le quali rilevano “Scanners” (dove avviene una fusione simile a quella di “Tetsuo”), ‘A history of violence’, e per complessità tematica soprattutto “A Dangerous method“. Per Cronenberg, non c’è in genere mai una sintesi che dal confronto fra una tesi e la sua antitesi faccia scaturire un equilibrio: al contrario, il desiderio di fondersi con l’alterità in cui ci si specchia rende impossibile la stessa sopravvivenza. Trasposizione fedele del rapporto fra eros e thanatos descritto da Freud, il raggiungimento del massimo piacere in Cronenberg viene continuamente frustrato, in una tensione che, per pacificarsi, si abbandona alla pulsione di morte. I film di Tsukamoto sono impostati invece secondo un classico schema di tesi-antitesi-sintesi: e in questo, il cineasta giapponese è molto più ‘ottimista’ di Cronenberg”.

Recuperi #6. PRINCIPESSA MONONOKE, Hayao Miyazaki (1997).

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MononokeAggiunto nel data base degli “altri capolavori”, il film “Principessa Mononoke” (1997) di Hayao Miyazaki, corredato da una scheda critica con riferimenti anche a Terrence Malick:

Pellicola chiave nell’opera di Miyazaki, film covato per anni, immenso successo di pubblico in Giappone, “Mononoke Hime” – anche se nel cuore degli appassionati si è imposto “La città incantata” – è probabilmente il film più rappresentativo della poetica del Maestro. Quello in cui, con maggior profondità e complessità, con maggior ricchezza di sfumature e di registri narrativi, è dispiegato il tema del conflitto fra natura e civilizzazione umana. E’ anche il solo film in cui Miyazaki …continua a leggere.

Recuperi #5. ONIBABA, LE ASSASSINE, Kaneto Shindo (1964).

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onibaba-11Aggiunto nel data base degli “altri capolavori”, il film ONIBABA di K. Shindo (1964), corredato da una breve scheda critica:

La prima parte di “Onibaba – le assassine” è un’angosciosa allegoria (magnifica, per essenzialità) di un’umanità che più hobbesiana non si può (lo stato di natura rousseuviano appare quanto mai una favola per bimbi), in cui due donne, lasciate sole dagli uomini partiti per una guerra senza luogo e senza tempo, uccidono …continua a leggere.

Recuperi #4. L’IDIOTA di Akira Kurosawa (1951).

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idiotaAggiunto nel data base degli “altri capolavori”, il film L’IDIOTA di A. Kurosawa (1951), corredato da una scheda critica:

La trasposizione di un capolavoro della letteratura è una scommessa difficilissima; ben che vada, si riesce a restituire un frammento della grandezza dell’opera originaria. Più si è fedeli, maggiore è il rischio di un bignami recitato; più ci si scosta, maggiore è il rischio di deturparne la grandezza. “L’idiota” di Kurosawa è l’eccezione a questa regola.
E tanto maggiore era la sfida, quanto più si considera che “L’idiota” di Dostoevskij è un’opera che ruota attorno a una figura …continua a leggere.

recuperi #3. MAX MON AMOUR di Nagisa Oshima (1986).

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max amore mioAggiunto nel nuovo data base dei Registi, il film MAX MON AMOUR di N. Oshima (1986), corredato da una scheda critica:

Sorprendente sotto diversi punti di vista. Anzitutto, non è un film d’autore “classico”. Come sottolinea Jean-Claude Carrière (co-sceneggiatore di questo film, celebre per essere il co-sceneggiatore di alcuni degli ultimi capolavori di Bunuel), solo una certa idiozia critica insiste a inscatolare le opere firmate da un regista-autore nella poetica solo e solamente di quell’autore. Ora, l’incontro fra Carrière e Oshima ha prodotto un film “di Oshima” in parte molto diverso dal resto dell’opera di Oshima. Ma è un film …continua a leggere.

recuperi #2. L’IMPERO DEI SENSI di Nagisa Oshima (1976).

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ecco_impero_sensiAggiunto nel data base degli “altri capolavori”, il film ECCO L’IMPERO DEI SENSI di N. Oshima (1976), corredato da una scheda critica:

A fare di questo film – per la sua epoca più estremo di “Ultimo tango” o “Arancia meccanica” – un indiscutibile capolavoro della cinematografia mondiale non basta l’estenuata e rigorosissima messa in scena, sempre di altissima fattura e perfezione estetica. Se si trattasse semplicemente di questo, staremmo dalle parti di Borowczyk (grande esteta, e autore negli stessi anni ’70 di film molto espliciti). Non è estraneo al film neppure un discorso sociale (è un film politico, come tutto Oshima: lo vedremo tra poco). Ma c’è qualcos’altro …continua a leggere.

recuperi #1. La MEDEA di Lars Von Trier (1987).

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medeaAggiunto nel data base degli “altri capolavori”, il film MEDEA di Lars Von Trier (1987), corredato da una scheda critica:

La chiave di lettura sta nella didascalia finale: “la vita umana è un cammino nel buio dove solo un dio può trovare la via. Ché quello che nessuno osa credere, Dio può farlo accadere“. Un miracolo, dunque. E quale miracolo mai è accaduto a Medea? Son forse risorti i suoi figli? E’ sceso un dio a fermarle la mano, come ad Abramo su Isacco?
Non sembra. Eppure Von Trier …continua a leggere