Lisandro Alonso

Il “Neruda” di Larrain, tra Borges e Tarantino

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neruda-pablo-larrainIn “Neruda” di Pablo Larrain si percepiscono echi di Borges. L’intrigo poliziesco rimanda ai labirinti e ai giochi di specchi metanarrativi di molti racconti del gigante argentino (“Il giardino dei sentieri che si biforcano”, in particolare; ma anche “Tema del traditore e dell’eroe”), evocato già da Lisandro Alonso nei suoi film, specie in “Jauja“. E in “Neruda” l’eco di Borges si coniuga a un’attenzione per il cinema di genere – per il poliziesco, evidentemente – inedita per Larrain, in cui, man mano che il film procede verso una sezione finale quasi astratta, i personaggi acquistano coscienza di sé in quanto personaggi, presi in una trama di cui sono solo pedine: e questo, unito al gioco scoperto con i generi classici (il western, il noir), non può non ricordare qualcuno che apparentemente sta agli antipodi di Borges: Quentin Tarantino. Anche le manipolazioni che Larrain opera sulla Storia ricordano la disinvoltura con cui Tarantino la riarrangia a uso proprio. Lo scarto, evidentemente, sta nei modi: Tarantino agisce in un modo divertito cui (solo apparentemente) è bandita ogni riflessione di matrice intellettuale; Larrain opera in un contesto più tradizionalmente “autoriale”. Eppure il suo “Neruda” assume e rielabora stilemi postmoderni (il narratore inattendibile, ad esempio), memore “anche” di Tarantino, portandoli fuori da un contesto esclusivamente metacinematografico e provando a fare i conti – come da sempre nel proprio cinema, ma ora da una nuova prospettiva – con la Storia del proprio Paese (ancora una volta, è la stessa operazione che si sforza di fare, diversamente ma non poi così tanto, Tarantino).

Voto: forse superiore al 9, in attesa di una nuova visione.

EDIT: alla seconda visione il voto è 10 (pietra miliare)

“Jauja”, dove il cinema contemplativo di Lisandro Alonso incontra Borges

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viggo_mortensen_03Aggiunto all’archivio dei capolavori l’ultimo film del regista argentino Lisandro Alonso, “Jauja”, un film che inizia come “Aguirre” di Herzog, prosegue come “Picnic ad Hanging Rock” di Weir, per finire in un modo che ricorda “Mulholland Drive” di Lynch. Ma sulla pellicola di Alonso, cineasta che da sempre corteggia fantasmi, aleggia soprattutto il fantasma del connazionale Jorge Luis Borges, gigante della letteratura del ‘900: il quale al mistero, e all’indecifrabilità dell’esistere, ha eretto impressionanti monumenti.

Buona lettura:

JAUJA, Lisandro Alonso, 2014