Tonya

In direzione contraria al cinema sportivo d’impianto classico.

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Il lato oscuro di un cardine dell’american way of life.

“Lo sport riflette una com­petitività e in particolare una violenza che è quella della struttura stessa della società americana. Di più: esso esalta quella compo­nente di rischio che è tipica di un’economia imprenditoriale e di un’ideologia individualista” (Franco La Polla, “Il nuovo cinema americano”, 1978).

“Foxcatcher”, Bennet Miller, 2014

“Tonya” (“I, Tonya”), Craig Gillespie, 2017

CGI e fotorealismo

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Ormai, anche in un film a budget relativamente basso come Tonya (I, Tonya, Craig Gillespie, 2017), quando si tratta di riprodurre un’impresa atletica come il triplo axel di pattinaggio artistico eseguito da Tonya Harding ai campionati nazionali del 1991, è facile sostituire, con assoluto fotorealismo, al volto di una pattinatrice professionista quello dell’attrice protagonista (Margot Robbie), i cui tratti facciali sono stati scansionati a 360° e sovrapposti quindi a quelli della pattinatrice Heidi Munger, suo stunt double sul set. La stessa performance della Munger è stata trattata in CGI per apparire un triplo axel che, in realtà, la Munger non ha eseguito, per motivi di sicurezza.

Questo video mostra come la scena sia stata realizzata:

https://www.youtube.com/watch?v=bqgD6lHrQ_8

Questo è il video della performance originale di Tonya Harding: