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Scorsese. Sulla tentazione

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“Silence”, Martin Scorsese, 2016.

Certamente la fede è tema quantomai centrale in “Silence”. Ma ad essa si affianca una delle più profonde riflessioni che Scorsese abbia mai compiuto sulla violenza. C’è tantissima violenza, in “Silence”. Più che in “Quei bravi ragazzi” o in “Casinò”: alla violenza fisica (torture e messe a morte sotto le più diverse specie) si affianca una insistente, tremenda violenza psicologica.

Una forma di violenza, quella psicologica, che può essere sintetizzata in una parola: tentazione. Come nel titolo del film del 1987. Che la violenza sia un tema scorsesiano per eccellenza è scontato, ma non mi pare sia stato visto spesso sotto la specie della tentazione. La tentazione è la forma con cui tipicamente si manifesta il Male: nei Vangeli, è il diavolo che tenta Cristo (torniamo al film del 1987, “L’ultima tentazione di Cristo”).

Dalla mia recensione di “Silence” su Ondacinema:

http://www.ondacinema.it/film/recensione/silence-scorsese.html

Profondità di tempo. “Ritorno alla vita” (“Everything will be fine”) di Wim Wenders.

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Profondità di campo, profondità di tempo. Wenders usa congiuntamente il 3D e le ellissi per creare straniamenti spaziali e temporali, suggerire disorientamento emotivo, restituire l’inafferrabilità del tempo e dunque della vita. Un modo nuovo per parlarci, come molte altre volte, di esistenze sospese e, soprattutto, della paura e del bisogno della paternità.
L’effetto è di trattenere le emozioni e farle pulsare sottotraccia: “Ritorno alla vita” è tutt’altro che un film raggelato. Come diceva Bresson, “produce emozione attraverso una resistenza all’emozione”. Ho provato ad approfondire questo punto di vista su Cineforum Web.

Qui la mia recensione.