Questione di genere, questione di sguardo
All’inizio di “Zero Dark Thirty” (Kathryn Bigelow, 2012), la protagonista è in una posizione passiva, afflitta dalle torture cui assiste. Gradualmente compie una metamorfosi: alla fine, “la donna che si inginocchiava nella stanza della tortura ha imparato a guardare in faccia l’orrore”. “Maya è diegeticamente nella posizione di colei che guarda, e quasi mai oggetto dello sguardo”, diversa in questo dalla posizione cui è più spesso costretta la donna nel cinema, oggetto dello sguardo. Citazioni da Stefania Rimini, “’A View to a Kill’: Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow”, in A. Cervini (cur.), “Il cinema del nuovo millennio. Geografie, forme, autori”, 2020.
