Dell’umanesimo. Il ponte delle spie, S. Spielberg
Un film umanista che cuce addosso a Tom Hanks il ritratto di un uomo comune, il quale si trasforma in un eroe in circostanze straordinarie, spinto dall’integrità morale che ha riconosciuto nel nemico.
Come spiego alla fine della recensione, nella sua solida narrativa intessuta di classicismo cinematografico si avverte la debolezza dell’elemento conflittuale; ma al di là di questo, il motivo per cui, a mio avviso, questo film non è un “capolavoro” (così come non lo sono i migliori Eastwood post-2000, con l’eccezione di “Letters from Iwo Jima”) risiede semplicemente nella mia convinzione che il classicismo cinematografico statunitense è indissolubilmente legato ad alcuni decenni del XX secolo; e qualunque cosa lo riecheggi oggi, senza apportarvi elementi innovativi, non può essere ritenuto capolavoro.
Tolta questa (pedante) premessa, “Il ponte delle spie” è un bellissimo film. Uno dei più belli di Spielberg, probabilmente.
Qui la recensione, per Ondacinema: Il ponte delle spie.