“Lo Hobbit”, terzo episodio: una battaglia poco epica. Meglio evitarla.
Secondo una logica da serie televisiva replicata con naturalezza dalle serie cinematografiche, l’incipit del film vede il drago Smaug, libratosi in volo alla fine dell’episodio precedente, mettere a fuoco Pontelagolungo. Dura un buon quarto d’ora ed è la parte migliore del film.
Com’è noto, il progetto “Lo Hobbit” prevedeva inizialmente due film, di cui quelli che son diventati il secondo e il terzo episodio avrebbero dovuto costituire unitariamente il secondo. La trasformazione in trilogia ha ragioni non esclusivamente commerciali: il parallelismo strutturale della vicenda con quella del Signore degli Anelli si trova già nell’opera di Tolkien. Ma l’esiguità della parte di romanzo corrispondente a questo terzo capitolo (poco più di una cinquantina di pagine) avrebbe davvero difficilmente potuto fornire il respiro sufficiente a sostenere un unico film. “La battaglia delle cinque armate” non possiede l’afflato che ci auguravamo, dopo che il secondo capitolo, “La desolazione di Smaug”, ci era parso più convincente del primo, slabbrato, prolisso e inconcludente. Purtroppo, invece, “La battaglia delle cinque armate”, pur essendo il più breve dei sei film di Jackson tratti da Tolkien (e vorrà dire qualcosa!), finisce per annoiare.
Voto 5