NEBRASKA: briciole di sogno americano
Il sogno pervicace di Woody è ciò che distingue, lui e il figlio, dalla mediocre claustrofobia di una provincia piatta, piattissima, e bianco e nera.
Un racconto, quello del minimalista Payne, affezionato a un cinema agrodolce lontano dalle luci della ribalta, che ricorda in molti tratti (personaggi, situazioni e registro narrativo) la prosa di Raymond Carver. Salvo nel finale, aperto a quel sogno irredento di Woody, contraltare di uno squallore che poi non è tanto esclusivamente “provinciale”, ma ci riguarda un po’ tutti.
Quanti saprebbero veramente come impiegarlo, quel benedetto milione? Quanti hanno sogni che possono essere realizzati facilmente con un milione?
La felicità non si compra con il denaro (luogo comune): e la popolazione umana di “Nebraska”, che in fondo è tanto universale, pur attratta dal miraggio di quei soldi non saprebbe cosa farsene, per superare la propria infelicità.
Woody, invece, almeno, vuole fuggire.
E se anche non può più guidare, vuole ancora un furgone.
Lui ha ancora SOGNI.
Questo è importante. E il figlio lo sa.
Il milione (anche se Woody per primo non lo sa) è solo un pretesto. Per continuare a sognare. Una ragione per credere. A reason to believe.
Voto: 7,5