VIALE DEL TRAMONTO

viale-del-tramonto-23537La quintessenza di un Classico. Una di quelle opere che non invecchiano mai, che parlano a generazioni e generazioni, capaci di immedesimarsi in una parabola che coglie tratti essenziali dell’animo umano.
D’altra parte, la statura di classico di “Viale del tramonto” si avvantaggia anche dal suo essere un film assolutamente innestato nella cultura, nello stile del suo tempo. E’ parente della grande letteratura americana del XX secolo: anche per il modo in cui aggiorna modalità di realismo e temi del grande romanzo del XIX secolo – a mio vedere c’è tanto Dostoevskij – a tempi e modalità drammaturgiche più contemporanee.
Ma, prima di tutto, il capolavoro noir di Wilder possiede una perfezione cristallina che trascende il suo contesto e, al contempo, si sviluppa su un crinale in cui è secondario tutto ciò che è sociologia e cronaca (compreso il riferimento al cinema muto e sonoro).

C’è – né più né meno – l’uomo e il vile denaro. Come fare a non provare, man mano che il film procede, sempre più disprezzo per Joe Gillis (su cui il racconto è focalizzato – e qui sta dunque il geniale cinismo degli autori: farci arrivare a provare disprezzo per il personaggio con cui ci hanno fatto identificare)? Come fare, di fronte a quel magnifico finale, a non aver provato ormai sempre più compassione per Norma Desmond, nell’epocale interpretazione che ne dà Gloria Swanson?


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