UNDERGROUND

kusturica_-_underground2[1]Un capolavoro della storia del cinema lo è, come molti capolavori, perché il risultato supera le intenzioni, ed appare con evidenza un miracolo espressivo. Miracolo perché dice di più, e meglio, di quello che si voleva raccontare in partenza.
Underground” non sarebbe un capolavoro se fosse solo la controversa, faziosa, filoserba e polemica “morte di una nazione” (la Jugoslavia di cui Kusturica in questo film dimostra di avere un rimpianto molto ambiguo, nel momento in cui assume una posizione filoserba negli stessi anni della pulizia etnica).
“Underground” è il racconto delirante, allucinato, frenetico, febbrile, grottesco, tragico, allegorico, visionario, melodrammatico, satirico, iperbolico … del potere, della politica, della storia politica delle nazioni (di tutte le nazioni).
Underground è la storia di un inganno.
Il Grande Inganno della propaganda, del potere: del dominio dell’uomo sull’uomo.

La mia sequenza preferita? Le immagini di repertorio in cui vari capi di Stato e di governo (da Pertini alla Tatcher) rendono omaggio alla salma di Tito, tessuti insieme sulle note di “Lili Marlene”. Cioè dalla musica che nel film stesso è simbolo del nazismo – anzi, è simbolo dell’inganno: perché viene suonata per far credere che l’invasore nazista sia ancora qui, e la seconda guerra mondiale sia ancora in corso. Dunque una canzone simbolo di un regime che viene strumentalizzata da un altro regime. Sulle esequie a Tito: che vedono riuniti dittatori e presidenti “democratici”. Quanto risuona macabra! Eppure …irresistibilmente, apocalittica.
Come il film tutto.


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