Un film sul binomio libertà – costrizione. Sulla necessità di evasione. Ma quale evasione?
L’evasione geniale dello stile: ed ecco sfoderato il capolavoro. Ecco la novità: l’introspezione al cinema attraverso la destrutturazione del linguaggio. Tutt’altro che uno sterile esercizio di stile; piuttosto la riflessione su come evitare che la libertà sia alienazione. Su quale sia il rapporto tra libertà e amore.
Abbiamo bisogno di essere amati per essere liberi, anche liberi di creare.
Ma saremo anche capaci di amare? Il dubbio rimane: e la festa si chiude con un flauto di struggente malinconia.
Un mio articolo su “Otto e mezzo” (da filmscoop; ora ne “Lo schermo e il taccuino“)