Guardando “La ragazza con la valigia” di Valerio Zurlini (1961), mentre ci si lascia sedurre da una educazione sentimentale struggente e malinconica, si ammira una messa in scena, mai invadente eppure magistrale, fatta di movimenti fluidi cuciti addosso a quelli degli attori, che si posano davanti alla mdp andando a comporre inquadrature bellissime, tra primi piani e profondità di campo dal sapore quasi espressionista, di studiata naturalezza. In fondo, questo è quasi un noir dell’anima, in cui una Claudia Cardinale giovanissima e tormentata precorre di pochi anni quel tragico ritratto incarnato da Stefania Sandrelli in “Io la conoscevo bene“, capolavoro di Pietrangeli del 1965.