ARANCIA MECCANICA

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Dieci motivi per cui “Arancia meccanica” rimane una pietra miliare. Dieci risposte a quanti ritengono che il film sia invecchiato male, o che sia l’unico di Kubrick a essere inferiore al libro da cui è tratto, o che nella seconda parte perda mordente, o cada in un eccesso di grottesco caricaturale.

    1) E’ superlativa esperienza audiovisiva, inventata da un libro quasi in-filmabile, sia in termini relativi (per livello di violenza e scene di sesso nel 1971), sia in termini assoluti (è un libro fortemente connotato sotto il profilo strettamente linguistico).
    2) E’ forse l’unico esempio di film girato (a focalizzazione interna) dal punto di vista di un assassino e di uno stupratore, che riesca a trasmettere vitalismo, gioia, e uno sconcertante senso di bellezza: facendoci provare un forte senso di vertigine nell’assistere al superamento delle barriere morali da parte di noi stessi, costringendoci così a riconoscere che la pulsione di violenza è in noi, e non possiamo farci nulla (tranne regolamentarla). Semplicemente, Alex ci dà del tu, e amabilmente ci introduce nel suo mondo sin dalla prima, ipnotica inquadratura.
    3) E’ un’intramontabile allegoria sul potere, e sulla strumentalizzazione della violenza a fini autoritari, condotta in forma grottesca, iperbolica e caricaturale. In breve, swiftiana.
    4) E’ un film che parla un linguaggio pop anni ’60, imbevuto di rock, senza una sola nota che non sia musica classica.
    5) E’ una distopia attualissima sul day-after amorale della società dei consumi. La città del futuro è descritta come una discarica umana in cui si è smarrito ogni senso etico ed estetico.
    6) In questo senso, è un film punk, con sei anni di anticipo.
    7) E’ il film in cui la poetica di Kubrick è esposta nella maniera più chiara e cristallina possibile. La vita origina da pulsioni di violenza; la razionalità umana, la civiltà stessa, è una forma codificata di violenza tesa a irregimentare, controllare le pulsioni, ma destinata a fallire for everand ever and ever.
    8) E’ un intransigente trattato morale sul libero arbitrio, governato da un rigoroso senso etico.
    9) E’ anche film in cui “positivo” e “negativo”, “ottimismo” e “pessimismo” coesistono ben fusi, annullandosi a vicenda, come in tutte le opere di Kubrick. La spirale che si sviluppa è la stessa che si avviluppa (la morte è rinascita. Affinché Danny sopravviva, Jack deve morire). Non ha senso separare i concetti di progresso e regresso: l’uno implica l’altro.
    10) Difatti, lo sguardo in macchina di Alex su cui si apre il film, e lo sguardo in macchina del “feto astrale” su cui si chiude “2001: Odissea nello spazio”, sono lo sguardo della stessa persona. Il neonato superuomo è diventato energia grezza, un distillato di pulsione distruttiva. E’ tornato ad essere la scimmia che ha scoperto un’arma nell’osso di tapiro, e la lancia al cielo trionfante dopo aver massacrato un proprio simile.


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