Alcuni autori, in un particolare momento della loro carriera, firmano due capolavori, contigui fra loro. Opere complementari che si spiegano a vicenda: la prima, solitamente, è più fredda e disincantata; la seconda, più calda e aperta alla speranza.
Gli esempi sono tanti: fra i riconosciuti Maestri, vi sono quelli di Fellini (“La dolce vita” e “Otto e mezzo”); Kieslowski (“Decalogo” e “La doppia vita di Veronica”); Bergman (“Il settimo sigillo” e “Il posto delle fragole”); Lynch (“Mulholland Drive” e “Inland Empire”); Resnais (“Hiroshima mon amour” e “L’anno scorso a Marienbad”. Nel caso di Resnais il più “positivo” fu il primo).
Haneke ha fatto, con “Amour”, il suo secondo capolavoro, dopo “Il nastro bianco” che era più cinico e spietato.
Il fatto che siano entrambe Palme d’oro a Cannes, è poco più di una casualità.
Un mio articolo su “Amour” (da filmscoop).